
Visitare per conoscere e mai dimenticare il disastro della Diga del Vajont ed i paesi colpiti di Erto, Casso e Longarone.
La diga del Vajont : la storia
La Diga del Vajont venne progettata già attorno agli anni 20 per produrre energia idroelettrica. I lavori veri e propri finirono nel 1960, dando origine alla diga più grande al mondo nel suo genere. Iniziarono però i primi problemi sulla sponda del monte Toc. La frana preistorica iniziò a muoversi, dando origine a diversi boati, piccoli terremoti e smottamenti. Nonostante tutti gli avvertimenti degli abitanti di Erto e Casso, la Diga continuò il suo lavoro, fino all’Ottobre 1963. La notte del 09 Ottobre 1963 un pezzo del Monte Toc franò, sollevando un’onda di 50 milioni di metri cubi, che travolse il paese di Longarone e la parte inferiore di Erto con uno spostamento d’aria pari a quello creato dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima. In totale le vittime di questo disastro furono 1910.

Visitare la Diga del Vajont
Il centro visite del parco delle dolomiti friulane organizzate visite guidate alla Diga del Vajont. Ci sono due tipi di visite, quella breve dalla durata di circa 40 minuti e quella più lunga dalla durata di circa 3 ore. In entrambe le visite si effettua un breve percorso a piedi del coronamento della diga. L’assistenza offerta dalla guida con i racconti riguardanti il crollo della Diga, ma anche il dopo Vajont è davvero toccante. Il percorso di visita parte dalla Chiesetta commemorativa dedicata a Sant’Antonio.

Casso
Pochi chilometri più in alto della Diga del Vajont si trova il paesino di Casso. Questo piccolo paese dopo la tragedia del Vajont venne semi-abbandonato. Tutt’ora è abitato da poche persone, ma conserva ancora degli edifici precedenti il disastro del 1963, infatti è stato dichiarato “Monumento Nazionale”. Vi consigliamo di non perdervi questo piccolo borgo. Passeggiare per queste stradine silenziose, con una vista sulla valle sottostante è qualcosa di magico. A Casso è possibile vedere anche la frana del Monte Toc, per farvi un’idea ancora più ampia del disastro causato dalla frana.

Erto
Il paese di Erto fu toccato dal disastro della diga solo in parte, precisamente solo la parte inferiore. Il paese è riuscito a rinascere dalle sue cenere, e come un’araba fenice ha ricostruito una parte del paese, lasciando comunque intatta la “vecchia” Erto. La “vecchia” Erto è formata da casette in pietra la maggior parte disabitate, alcune pericolanti, che ricordano il passato, un passato da non dimenticare. La nuova Erto invece si raggiunge tramite una strada in salita, dove si incrocia il centro visite di Erto e Casso. All’interno si trovano varie fotografie e documenti che raccontano la vita prima del Vajont e dopo la tragedia. La parte “nuova” invece di Erto, che ha trovato la forza di rinascere dopo la tragedia è composta da case moderne, ristoranti e bar. Qui vive il famoso scrittore e alpinista Mauro Corona. E’ possibile visitare anche un piccolo centro espositivo “La voce del Bosco” dove all’interno si trovano opere di Corona e di altri scultori, oltre ad una parte dedicata alla vita degli Ertani in passato.

Val Zemola
Per gli amanti della montagna e dell’arrampicata Erto è uno dei posti migliori dove fermarsi. La falesia di Erto offre arrampicate con diversi gradi di difficoltà, e nel caso il tempo non fosse dei migliori ci si può allenare nella palestra di arrampicata al chiuso. Per chi ama il trekking si trovano diversi sentieri con partenza da Erto e dalla Val Zemola. Il sentiero del carbone che porta dall’abitato di Erto a quello di Casso e viceversa, oppure il giro del lago, che arriva oltre la Diga del Vajont. Per i ciclisti invece è presente un percorso ciclabile di circa 20 km fino alla Diga del Vajont ed è possibile proseguire fino alla Val Cellina zona Claut e Cimolais.

Longarone
Longarone venne completamente distrutto dal disastro del Vajont. Con il passare degli anni è stato ricostruito ed ora conta circa 5 mila abitanti. Molti i luoghi che si trovano in paese per ricordare la tragedia. Il più recente è il museo di Longarone Vajont, con immagini e documenti riguardanti la frana del 1963. In Piazza J. Tasso è stata costruita la Chiesa monumentale Vajont, dedicata alle vittime. A circa 5 km invece, nel paese di Fortogna si trova il cimitero che ha accolto le vittime del disastro.

© wikipedia.it
Attraversare questi luoghi legati ad una tragedia così dolorosa è davvero toccante, si percepisce la voglia di ricominciare, ma anche la voglia di non dimenticare quello che è stato, perché comunque i ricordi sono impressi nella memoria di ertani e cassani. Vi consigliamo davvero di dedicare una giornata alla visita di questi paesini, di visitarli con calma e di dare spazio alle emozioni che la visita vi susciterà.
Ogni volta che penso a Erto, il mio vecchio paese, quello abbandonato dopo il Vajont, con le vetuste case una attaccata all’altra e le vie di acciottolamento buie e strette, la memoria va verso l’inverno.
Mauro Corona

Commenti
Claudia
Ho conosciuto la storia del Vajont grazie a Marco Paolini e il suo monologo del 1997. Una serata sconvolgente perché quando c'è stato il disastro ero una bambina e non avevo capito quello che era successo. Andare poi sul posto è un'esperienza ancora più scioccante. Noi non siamo riusciti a fare la visita guidata perché quel giorno era chiusa ma ci torneremo sicuramente. Però abbiamo incontrato Mauro Corona! E' stato un bell'incontro inaspettato!
Allora ci devi tornare perchè è una visita davvero emozionante! Anche noi abbiamo incontrato Corona, ma molto velocemente !